Nella relazione annuale sul bilancio dell’UE pubblicata in data odierna, la Corte dei conti europea avverte che il sistema del bilancio è eccessivamente incentrato sullo spendere i fondi, mentre bisognerebbe porre maggior enfasi sull’ottenimento di risultati. In qualità di revisore indipendente, la Corte ha certificato i conti dell’Unione europea per il 2013, ma sottolinea il fatto che, nel complesso, la gestione della spesa dell’UE non è sufficientemente buona, né a livello dell’UE né negli Stati membri.
La Corte rileva che nel periodo 2007-2013 la priorità è stata data allo spendere i fondi (pena la perdita degli stessi), piuttosto che all’ottenere risultati. Ad esempio, la selezione di progetti beneficiari di fondi dell’UE è stata incentrata innanzitutto sull’esborso delle risorse finanziarie dell’UE disponibili, in secondo luogo sulla conformità con la normativa e solo in ultima analisi, e in misura limitata, su risultati e impatto.
Vítor Caldeira, Presidente della Corte, ha dichiarato: “Da adesso in poi ci dovranno essere una gestione e un controllo più attenti dei fondi dell’UE. La Commissione europea e gli Stati membri devono prestare maggiore attenzione a come spendono il denaro dei contribuenti. Abbiamo bisogno di più incentivi per aumentare la performance e garantire un impiego ottimale delle risorse, nonché di migliori previsioni a lungo termine per assicurare che vi siano fondi a sufficienza per la spesa prevista dell’UE. Non sarà più sufficiente attenersi alla procedura consueta.”
Nella relazione annuale sull’esercizio 2013, la Corte formula un giudizio senza rilievi sull’affidabilità dei conti dell’UE, concludendo inoltre che la riscossione delle entrate dell’UE è esente da errori. Tuttavia, il tasso di errore stimato per la spesa dell’UE è stato del 4,7% (nel 2012 è stato del 4,8%). Il tasso di errore stimato dalla Corte non misura le frodi, le inefficienze o gli sprechi. È una stima dei fondi che non avrebbero dovuto essere versati imputandoli al bilancio dell’UE perché non impiegati in conformità alla normativa dell’UE. Tra gli errori tipici vi sono pagamenti a un’azienda dichiarata come PMI ma che di fatto appartiene a un'impresa più grande oppure estensioni di un appalto pubblico esistente senza dare agli altri offerenti la possibilità di presentare un’offerta.
La maggior parte degli errori è stata registrata in settori di spesa dove la gestione è condivisa tra gli Stati membri e la Commissione europea. I due settori di spesa più soggetti a errore sono stati ancora una volta Politica regionale, energia e trasporti con un tasso di errore stimato del 6,9 % e Sviluppo rurale, ambiente, pesca e salute con il 6,7 %. Il tasso di errore stimato è stato del 5,2 % nei settori a gestione concorrente e del 3,7 % per i programmi di spesa gestiti per lo più direttamente dalla Commissione. Il tasso di errore stimato per la spesa amministrativa dell’UE è stato dell’1%.